Con l’ESG la banca è più resiliente

La gestione del rischio, anche in ambito aziendale, non può oggigiorno disinteressarsi dei rischi climatici ed ecologici e di altri ‘eventi’ che afferiscono alla sfera chiamata ESG.
esg banca

Il Global Risks Report 2023 – evidenzia bene come i rischi globali siano interconnessi: sebbene i fattori ambientali siano i più frequenti nella top ten, proprio quest’anno è la ‘crisi del costo della vita’ ad essersi aggiudicato il primo posto nella scala delle peggiori calamità globali. Nei prossimi decenni, la crisi ecologica potrebbe addirittura impallidire rispetto agli eventi geopolitici, economici e sociali che causerebbero (scegliamo speranzosi di usare il condizionale) guerre, migrazioni su larga scala, collasso delle entità nazionali e totale sconquasso della coesione sociale. Il monito è: bisogna agire collettivamente, globalmente, con decisione e con un’ottica di lungo periodo per tracciare un percorso verso un mondo più stabile ed inclusivo. Investendo sulla resilienza che si raggiunge governando rischi multipli, come il finanziamento di misure di adattamento che comportino co-benefici per la mitigazione del clima, e investimenti in aree che rafforzino il capitale umano e lo sviluppo.

I rating ambientali, sociali e di governance (ESG) sono strumenti potenti per le autorità e le aziende per identificare e affrontare i rischi multipli che, come il cambiamento climatico o l’instabilità geopolitica, possono avere un impatto negativo sugli investitori o sulla tenuta dei mercati finanziari. Inoltre, i rating ESG possono contribuire ad allineare i flussi di fondi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) istituiti dalle Nazioni Unite con “Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” redatta nel 2015. Purtroppo, come sottolinea un’indagine di Bloomberg pubblicata nel Dicembre 2021, le maggiori compagnie di rating non tendono a misurare l’impatto di un’azienda sul mondo circostante, quanto se il mondo può disturbarne i profitti (Bloomerg,

ESG: DA ‘NICE TO HAVE’ A ‘MUST HAVE’

Tradizionalmente, l’ESG è stato considerato un fattore “nice to have”. Poiché era ed è tutt’ora complesso stimare i possibili benefici sul profitto, le aziende non percepivano il valore dell’investimento necessario per realizzare il cambiamento. È, ormai, auspicabile un consenso globale affinché l’ESG diventi invece un’attività “necessaria“.

La buona notizia è che ci sono aziende affermate che stanno implementando strategie ESG da anni, senza aspettare che siano le normative governative a imporre la loro scelta. Molti investitori, tra cui Blackrock e altre società di private equity, richiedono alle aziende di comunicare i rischi e le prestazioni ESG utilizzando specifiche metriche ESG. Gli standard del settore sono stati sviluppati tenendo conto degli investitori con la fondazione del Sustainability Accounting Standards Board (SASB), ora Value Reporting Foundation.

Nel frattempo, il Green Deal europeo ha rafforzato il ruolo della sostenibilità ambientale e sociale come fattore di successo per un’economia “equa e prospera”. La nuova strategia mira, infatti, a trasformare l’Unione Europea in una società neutrale dal punto di vista climatico.

CRESCE L’ATTENZIONE DEL FATTORE S – SOCIAL

Ma, come dicevamo, la crisi climatica non è tutto.. Alcune filiere agroalimentari o anche la filiera della moda, in particolare del fast fashion, sono un esempio evidente di rischi di tipo sociale. Condizioni di lavoro più che precarie, sfruttamento minorile e molti altri fattori sociali impattano negativamente le comunità interessate da questi fenomeni. Clienti e investitori stanno acquisendo sempre più consapevolezza di questi fenomeni, tanto che alcune aziende del settore hanno iniziato a preoccuparsi di valutare l’eticità dei propri fornitori. Molti investitori ritengono che la S diventerà, nei prossimi anni, la lettera più importante dell’acronimo ESG.

Gli investimenti ESG non si possono più limitare ad affrontare l’urgente minaccia del cambiamento climatico, ma abbracciare anche le questioni di giustizia sociale, le pratiche commerciali etiche e la gestione sostenibile delle risorse, cogliendo il legame tra i fattori ambientali, sociali e di governance. Serve un cambio di paradigma nelle strategie aziendali e naturalmente investimenti.

Il passaggio da ‘nice to have’ a ‘must have’ non è indolore. Ma se ci fossero dei vantaggi diretti, immediati, quantificabili a breve termine, sarebbe più facile affrontare la transizione?

GLI EFFETTI BENEFICI DELL’ESG

Per esempio, un elevato punteggio ESG può avere un effetto benefico sulle banche (elementi chiave del sistema economico) durante i periodi di recessione economica?

Attraverso una ricerca da me condotta, analizzando con un approccio econometrico un panel di 39 banche sistemiche europee nel periodo 2011-2020, ho trovato interessanti evidenze in questa direzione.

La prima evidenza è che l’intreccio tra regolamentazione e finanza sostenibile è complesso e sfaccettato e, sebbene possa essere spesso difficile da districare e comprendere, è un elemento cruciale che non può essere ignorato.

La letteratura è già sostanzialmente concorde nell’affermare che la singola banca può beneficiare di una riduzione del proprio rischio idiosincratico adottando pratiche sostenibili. Ma le pratiche ESG possono influenzare anche il contributo delle banche al rischio sistemico? Il mercato potrebbe vedere un allentamento del fenomeno del razionamento del credito grazie all’ESG?

In altre parole, una migliore strategia ESG aiuta la banca ad essere più resiliente, influente e motore economico in tempi di crollo della fiducia nelle banche stesse?

La mia conclusione è sì, l’ESG potrebbe dare un aiuto positivo nei periodi di difficoltà economica.

La mia conclusione è sì, l’ESG potrebbe dare un aiuto positivo nei periodi di difficoltà economica.

Pur non raggiungendo prove solide per stabilire la direzione della causalità, i risultati dell’indagine suggeriscono che le banche con punteggi ESG più elevati influiscono mediamente in maniera minore sul rischio sistemico. Questi risultati hanno importanti implicazioni per la regolamentazione finanziaria ed evidenziano i potenziali benefici dell’incorporazione dei fattori ESG nelle valutazioni del rischio. Questo studio fornisce una base preziosa per future indagini sulla relazione causale tra i punteggi ESG e il contributo al rischio sistemico.

Anche rispetto alla pratica di razionamento del credito, analizzando la relazione e la causalità tra il comportamento creditizio di una banca e le sue pratiche di sostenibilità, i risultati forniscono una solida evidenza di una relazione inversa tra il punteggio ESG di una banca e il fenomeno del razionamento del credito che essa sperimenta. Inoltre, i risultati suggeriscono una direzione di causalità, indicando che le banche che intraprendono pratiche ESG sperimenteranno, in media, una riduzione più lenta dei loro prestiti. Questi risultati hanno importanti implicazioni per le istituzioni finanziarie e le imprese, in quanto il razionamento del credito ha il potenziale di esacerbare le recessioni limitando la quantità di credito disponibile per i mutuatari, in particolare per le piccole e medie imprese e le famiglie, portando a un calo dell’attività economica e a un rallentamento della crescita. Anche se potrebbero essere necessarie ulteriori ricerche per estendere l’analisi a livello globale, lo studio attuale fornisce prove convincenti a sostegno dell’incorporazione dei fattori ESG nelle valutazioni del rischio di credito.

Gli investimenti ESG hanno un potenziale immenso nel guidarci verso i nostri obiettivi comuni, ben rappresentati dai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Il potenziale della finanza nel guidare gli investimenti e nell’allocare le risorse verso le giuste cause è probabilmente una delle strade più promettenti disponibili per raggiungere gli obiettivi citati. Detto questo, dobbiamo riconoscere che il settore finanziario è guidato da incentivi monetari piuttosto che da ideali. Di conseguenza, può perpetuare pratiche distorte, erodendo così la fiducia degli investitori nell’ecosistema ESG. I regolatori, le istituzioni e i governi sono obbligati ad intervenire se vogliono correggere e possibilmente prevenire queste distorsioni.

Fausto Garzillo, consulente in IMC Group

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