Definizione di risk management
Il risk management, letteralmente gestione del rischio, nel contesto aziendale è l’insieme di processi sistematici volti a identificare, analizzare, valutare e controllare i potenziali rischi (interni o esterni) che possono avere ricadute sull’ organizzazione. Grazie alla gestione del rischio, l’azienda è in grado di minimizzare, monitorare e controllare l’impatto degli eventi avversi, limitando i danni o addirittura massimizzando le opportunità.
Massimizzare le opportunità con il risk management significa che, grazie a una comprensione approfondita dei rischi, si possono prendere decisioni migliori che non solo proteggano l’organizzazione, ma la posizionano per un successo a lungo termine. Infatti, i processi di risk management generano informazioni che possono essere utilizzate in modo strategico per portare a vantaggi competitivi e miglioramenti per l’organizzazione.
Il risk management può essere applicato in diversi contesti, come quello finanziario, operativo, tecnologico, legale e reputazionale.
Naturalmente, al giorno d’oggi, questo processo è fortemente digitalizzato, per cui comporta l’uso di software più o meno sofisticati, e più o meno integrati con l’intera architettura informatica dell’azienda stessa.
Solitamente la gestione del rischio è compresa, anche a livello di piattaforme software, nelle soluzioni GRC, Governance, Risk and Compliance.
Risk management, significato
La ‘gestione del rischio’ ha accompagnato dai tempi più antichi le attività commerciali e di affari delle comunità umane. Basti pensare che a partire dall’epoca medioevale e poi nel Rinascimento presero piede degli strumenti finanziari simili alle assicurazioni per proteggersi da perdite catastrofiche a cui erano esposti i commercianti che, via terra o via mare, trasportavano merci anche lungo grandi distanze. La gestione del rischio ha cominciato a strutturarsi meglio, come processo, con la nascita delle grandi aziende manifatturiere della rivoluzione industriale. Negli ultimi decenni la grande spinta è stata data non solo dalla complessità sempre maggiore che incide nella vita di un’azienda, ma dall’arrivo del digitale.
La digital trasformation è stata una pietra miliare per l’evoluzione del risk management, perché è in effetti, ciò che permette di affrontare ‘scientificamente’ la previsione del rischio, la sua gestione e la sua trasformazione in opportunità.
Obiettivi del risk management
L’obiettivo del risk management è oggi, non solo proteggere gli asset e la reputazione dell’organizzazione, ma anche migliorare la sua capacità di raggiungere gli obiettivi, fornendo un approccio proattivo alla gestione delle incertezze. Il suo campo si è evoluto per abbracciare una visione strategica della gestione del rischio, che non solo cerca di prevenire le perdite ma anche di creare valore. In sintesi, il risk management di oggi va oltre la semplice prevenzione delle perdite; è integrato nella strategia complessiva di un’organizzazione, contribuendo a guidare la crescita sostenibile e la competitività nel lungo termine.
Cosa si intende per rischio
Il concetto di rischio è familiare a qualsiasi persona, poiché fa parte del vivere. Anche nel quotidiano, nel fare le scelte più banali (dal comprare un’auto nuova al progettare una vacanza o nel fare la spesa), spesso facciamo inconsapevolmente un’analisi e una gestione dei rischi.
In ambito aziendale è ovviamente un po’ diverso, perché per poter strutturare e sistematizzare i processi di risk management si è reso necessario identificare con precisione le caratteristiche del rischio.
Come abbiamo già detto, per “rischio” si intende la possibilità che si verifichino eventi con conseguenze negative, caratterizzati da incertezza e variabilità nei loro effetti e nella loro probabilità di accadere. La gestione del rischio include la valutazione di questi eventi potenzialmente dannosi e lo sviluppo di strategie per minimizzarne l’impatto.
Il rischio è quindi caratterizzato da:
- Incertezza, cioè non si sa se l’evento in questione accadrà effettivamente, né quali saranno esattamente le sue conseguenze se dovesse verificarsi;
- Impatto negativo, cioè conseguenze nefaste come perdite finanziarie, danni fisici, problemi di salute, o impatti negativi sulla reputazione;
- Probabilità, cioè il rischio è commisurato anche alla probabilità che un evento si verifichi;
- Valutazione e gestione, deve trattarsi di un evento che è possibile monitorare, valutare e gestire. La possibilità che sbarchino alieni malintenzionati sul nostro Pianeta, per quanto possibile in linea teorica, è un rischio che non possiamo ‘calcolare’.
Tipologie di rischio
Il rischio può manifestarsi in molteplici forme a seconda del contesto. Ad esempio, in finanza, esiste il rischio puro, come il rischio di incendi in un magazzino, che comporta solo la possibilità di perdita. Al contrario, il rischio speculativo, come l’investimento in azioni, può portare sia a perdite sia a guadagni.
Un altro tipo di rischio è il rischio sistemico, che si è manifestato chiaramente durante la crisi finanziaria del 2008, quando il collasso di grandi istituzioni finanziarie ha avuto ripercussioni su scala globale, evidenziando come l’interconnessione nel sistema finanziario possa portare a una cascata di fallimenti. Al contrario, il rischio non sistemico si concentra su fattori specifici a un’entità o a un settore, come il fallimento di un singolo prodotto commerciale che non influisce sull’intero mercato.
Nei contesti aziendali, i più frequenti sono i rischi operativi; un esempio può essere un guasto tecnologico, come il malfunzionamento di un software critico per le operazioni giornaliere, che può causare interruzioni significative, un attacco alla cybersecurity.
Similmente, il rischio di credito si manifesta quando un cliente non è in grado di saldare i suoi debiti, influenzando la liquidità di un’azienda.
Infine, ci sono rischi di compliance, cioè che derivano da cambiamenti normativi o legali. Ad esempio, una nuova legge sull’inquinamento potrebbe imporre a un’industria manifatturiera investimenti significativi in tecnologie più pulite per rimanere conforme alle normative, rappresentando un rischio legale che potrebbe avere un impatto finanziario negativo se non gestito adeguatamente.
Fasi del processo di valutazione del rischio
Come accennato, il risk management è un componente centrale della Governance, Risk Management and Compliance (GRC), un framework integrato che le aziende utilizzano per garantire che le operazioni siano condotte in modo etico, rispettando le leggi e regolamenti applicabili, e gestendo efficacemente i rischi. L’approccio integrato offerto dalla GRC permette alle organizzazioni di operare in modo più sicuro e responsabile, massimizzando la loro capacità di raggiungere gli obiettivi strategici mentre si naviga in un ambiente complesso e regolamentato.
Il primo passaggio fondamentale del processo di risk management è l’identificazione dei rischi potenziali che possono influenzare l’organizzazione. Questo include rischi finanziari, operativi, legali, tecnologici, e altri ancora. La capacità di anticipare e riconoscere questi rischi è essenziale per la stabilità e la crescita a lungo termine. Questa fase è importantissima e richiede analisi di contesto e scenari, consultazioni tramite survey, questionari o incontri de visu con l’organizzazione e a volte i suoi stakeholder. E’ sostanzialmente una fase di assessment, per la quale esiste anche un riferimento ISO, la ISO 31010 Risk assessment Techniques, che descrive in maniera dettagliate 41 tecniche di identificazione e valutazione dei rischi.
Una volta identificati i rischi, il passo successivo è valutarne la gravità e la probabilità. Questa valutazione aiuta a determinare quale attenzione e quali risorse devono essere allocate per gestire ciascun rischio. La valutazione deve essere continua, poiché nuovi rischi possono emergere e i rischi esistenti possono evolversi.
A seguire, vengono implementate strategie per mitigare i rischi. Questo può includere il rafforzamento dei controlli interni, l’adeguamento delle politiche aziendali, l’implementazione di nuove tecnologie di sicurezza, o la formazione dei dipendenti. L’obiettivo è ridurre la probabilità e l’impatto dei rischi identificati fino a un livello accettabile per l’organizzazione.
Monitoraggio e reporting: il monitoraggio continuo è vitale per il successo del risk management. Questo permette di rilevare qualsiasi cambiamento nel profilo di rischio dell’organizzazione e di adeguare le strategie di mitigazione di conseguenza. Inoltre, un efficace processo di reporting garantisce che la gestione e gli stakeholder siano costantemente informati sullo stato dei rischi e sulle misure adottate per gestirli.
Come è possibile notare si tratta di un processo strutturato che comporta la raccolta di dati e informazioni che richiedono sistematizzazione per generare previsioni e output utili all’azienda per operare miglioramenti. Tutto ciò richiede il supporto che solo il digitale sa dare, ma anche una forte componente di ‘fattore umano’ per gestire l’insieme e comprendere le implicazioni.
Evoluzione del risk management
L’obiettivo del risk management moderno è di identificare, valutare e gestire i rischi in modo che minimizzino l’impatto negativo sugli obiettivi di un’organizzazione, contribuendo allo stesso tempo a creare valore.
Il risk management non si limita solo a prevenire perdite o a mitigare danni; è diventato un elemento chiave nella pianificazione strategica e nell’uso efficiente delle risorse. Le organizzazioni utilizzano il risk management per garantire la conformità con le normative in vigore, supportando così decisioni strategiche informate, come l’espansione in nuovi mercati o l’investimento in tecnologie innovative.
Il processo aiuta anche a costruire la resilienza organizzativa, preparando le aziende a rispondere a disastri, crisi finanziarie, attacchi informatici e altre emergenze. Questa resilienza è fondamentale non solo per la sopravvivenza dell’organizzazione ma anche per la sua capacità di prosperare in un ambiente competitivo e in rapido cambiamento.
Infine, la gestione del rischio più attuale si concentra sulla massimizzazione del valore attraverso l’identificazione di opportunità di investimento che equilibrano rischio e rendimento, e stimolando l’innovazione in prodotti e servizi. Questo approccio complessivo non solo protegge gli asset ma promuove anche una crescita sostenibile, integrando il risk management come parte essenziale della strategia aziendale complessiva.
Il ruolo dell’Intelligenza artificiale nel risk management
L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente il campo del risk management, fornendo strumenti avanzati per una gestione dei rischi più efficace e efficiente. Attraverso l’analisi predittiva, l’IA elabora vasti volumi di dati per identificare tendenze e modelli, consentendo alle organizzazioni di anticipare i rischi prima che si manifestino. Questo si traduce in azioni preventive più tempestive, particolarmente utili in settori come quello finanziario, dove modelli di apprendimento automatico possono prevedere il rischio di default sui crediti.
L’automazione delle decisioni, un altro aspetto fondamentale dell’IA nel risk management, riduce il carico di lavoro umano e migliora la velocità e l’accuratezza delle decisioni, essenziale in contesti ad alta frequenza come il trading finanziario. Inoltre, l’IA è particolarmente efficace nel rilevare comportamenti anomali, come tentativi di frode o intrusioni di sicurezza, attraverso il monitoraggio continuo delle transazioni bancarie e di altri dati sensibili.
L’IA migliora anche la gestione del rischio operativo analizzando continuamente i dati operativi per segnalare inefficienze o malfunzionamenti nei processi. Questo tipo di monitoraggio contribuisce significativamente a prevenire problemi gravi all’interno delle organizzazioni.
Grazie all’IA, il risk management può essere personalizzato molto più efficacemente, adattando le strategie ai profili di rischio specifici di ciascun cliente o operazione, rendendo la gestione del rischio più mirata ed efficiente. L’IA aiuta anche a migliorare la resilienza organizzativa nei confronti di disastri, pianificando risposte, coordinando gli sforzi di recupero e ottimizzando la distribuzione delle risorse in scenari di crisi.
In conclusione, l’IA non solo migliora la capacità di gestire i rischi tradizionali ma apre anche la strada a nuove metodologie per affrontare sfide complesse, rendendola una componente sempre più indispensabile nella strategia di risk management delle organizzazioni moderne.
Risk Management e ESG
Le connessioni tra il risk management e l’Environmental, Social, and Governance (ESG) sono oggi evidenti, anche alla luce delle nuove normative per il reporting di sostenibilità delle imprese (CSRD), obbligatorio per molte aziende a partire dal 2025, che hanno introdotto un forte accento sulla gestione dei rischi e la previsione di una matrice di doppia materialità.
Concettualmente, sia il risk management che l’ESG management si concentrano sulla responsabilità e sostenibilità operativa delle organizzazioni. Queste connessioni si manifestano attraverso vari aspetti dell’attività aziendale.
Nel contesto ambientale, il risk management supporta le aziende nell’analizzare come le proprie operazioni influenzano l’ambiente e viceversa. Per esempio, una strategia di risk management che considera l’adattamento ai cambiamenti climatici può proteggere le infrastrutture aziendali e garantire la continuità operativa, affrontando al contempo questioni ambientali quali l’inquinamento e la gestione delle risorse naturali. Questo non solo aiuta a mitigare rischi finanziari e di reputazione ma incoraggia anche pratiche di business sostenibili.
Dal punto di vista sociale, la gestione del rischio aiuta le aziende a navigare questioni legate ai diritti dei lavoratori, alla salute e sicurezza sul lavoro, e all’impatto sulle comunità locali. Questo è particolarmente rilevante in quanto aiuta a prevenire contenziosi e danni alla reputazione aziendale, garantendo un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso dei principi etici.
In termini di governance, la gestione del rischio valuta i rischi di non conformità con leggi e regolamenti, supportando la governance interna attraverso pratiche di controllo, etica aziendale e trasparenza. Un forte impegno nella governance contribuisce a ridurre i rischi di frode e a promuovere un ambiente aziendale etico e trasparente, che a sua volta attira investitori e rafforza la fiducia delle parti interessate.
L’integrazione delle pratiche ESG può anche migliorare la reputazione di un’azienda, rendendola più attraente per consumatori e investitori che valutano le aziende anche sulla base dei loro criteri ESG come indicatori di stabilità e potenziale di rendimento a lungo termine. Di conseguenza, un efficace risk management che include considerazioni ESG può attirare investimenti più stabili e sostenibili, riducendo al contempo i rischi reputazionali e di mercato.
Chi si occupa del risk management in azienda?
Il risk management in un’azienda coinvolge diversi ruoli e livelli gerarchici, ognuno dei quali contribuisce in modi specifici alla gestione complessiva dei rischi.
Il primo è il Chief Risk Officer (CRO), questa è la figura chiave nel processo di gestione del rischio in molte grandi organizzazioni. Il CRO ha la responsabilità globale di identificare, valutare e mitigare i rischi che possono influenzare l’intera azienda. Coordina le politiche di risk management e assicura che i rischi siano gestiti in modo proattivo a livello strategico.
Un altra figura a volte presente è il Risk Manager, lavorano sotto la guida del CRO o all’interno di specifiche unità di business. Questi professionisti si specializzano nella valutazione e nel monitoraggio dei rischi, sviluppando piani di mitigazione e coordinando le risposte ai rischi emergenti.
A volte esiste, nelle organizzazioni più grandi, il Comitato di Risk Management, che può includere dirigenti di alto livello da diverse funzioni (finanza, operazioni, legale, IT, ecc.). Questo comitato, se c’è, si riunisce regolarmente per discutere questioni di rischio significative e sviluppare strategie di gestione del rischio.
Poi ci sono i manager di vari dipartimenti, come finanza, operazioni, IT, risorse umane e marketing, che hanno tutti un ruolo nella gestione dei rischi specifici per la parte di loro competenza. Ad esempio, il responsabile IT si occupa del rischio tecnologico e della sicurezza informatica, mentre il responsabile delle risorse umane gestisce i rischi legati al personale.
Il consiglio di amministrazione ha la responsabilità finale di supervisionare la gestione del rischio all’interno dell’azienda. I membri del consiglio sono coinvolti nella definizione delle tolleranze di rischio dell’azienda e nella revisione delle politiche e delle pratiche di gestione del rischio.
Infine, ogni dipendente ha una parte di responsabilità nella gestione del rischio, anche se non formalmente parte del processo di risk management. Gli impiegati a tutti i livelli sono incoraggiati a identificare e comunicare potenziali rischi, contribuendo così a un ambiente aziendale consapevole e reattivo ai rischi.
La struttura esatta e le responsabilità possono variare a seconda delle dimensioni dell’organizzazione, del settore di appartenenza e della cultura aziendale. Tuttavia, il coinvolgimento e la collaborazione tra questi diversi ruoli sono cruciali per un efficace risk management.