Il termine “big data” è da tempo entrato a far parte delle strategie aziendali, come pure del linguaggio di molti informatici: l’interconnessione globale, unita al proliferare di informazioni e alla crescente potenza di calcolo, porta ad avere a disposizione una grande quantità di dati, addirittura eccessiva e ridondante. È però indubbio che per prendere le decisioni più corrette, soprattutto per indirizzare al meglio le scelte aziendali, è necessario disporre delle informazioni migliori, realmente necessarie e ben strutturate.
L’efficacia della Governance, della gestione del Rischio e della Conformità dipende quindi dai dati: è fondamentale saper raccogliere, analizzare e comunicare informazioni con gli interlocutori interessati, nel formato e nel momento giusto. Ci sono molteplici settori di mercato dove l’importanza dei dati di GRC riveste un ruolo chiave: sicuramente quello finanziario è uno di quelli dove l’impatto di una strategia GRC “data driven” ha un ruolo cruciale. Ma, più in generale, l’approccio completo e metodico ai dati appare come la modalità più efficace per gestire al meglio la propria attività.
Essere dunque guidati dai dati richiama innanzitutto la necessità di operare con una visione di insieme: spesso si parla di funzioni aziendali che lavorano a compartimenti stagni, separati tra di loro, ma in questa maniera non è possibile cooperare per generare efficienza. Andare verso la conformità di un’organizzazione in tutte le sue funzioni aziendali richiede un efficace controllo e monitoraggio dei dati, che devono pertanto essere aggregati; nelle situazioni in cui ci sono rischi da affrontare risulta ancor più importante effettuare scelte consapevoli, che risultano tali perché fondate dai dati a propria disposizione, elaborati secondo le logiche opportune.
Le organizzazioni più lungimiranti hanno creato, o stanno implementando, un’infrastruttura al loro interno e attraverso il proprio ecosistema di fornitori che sappia valorizzare i dati in modo significativo, per supportare i programmi di GRC e il processo decisionale.
Ridurre la complessità, affrontare nuovi scenari
Questa è la parola d’ordine e, per la maggior parte delle imprese, la sfida più grande consiste nell’abbattere veramente i “silos di dati”: riunire dati, persone e reparti nell’auspicata visione d’insieme, aiuta le organizzazioni a coltivare una cultura più collaborativa, integrata e orientata verso un efficiente processo decisionale.
L’aspetto che qui interessa sottolineare riguarda la gestione delle informazioni attraverso le tecnologie digitali, specie in una prospettiva “previsionale”: oltre a un’analisi dei dati basata sul passato e volta alla profilazione dei clienti e dei loro comportamenti, una strategia “data driven” mostra un suo valore peculiare nell’ottica di ipotesi e di azioni predittive.
Ritornando nuovamente al settore bancario, è indubbio che in tale ambito si avvertano con forza i rischi legati al riciclaggio del denaro, a frodi o a comportamenti criminosi: qui la tecnologia, basandosi su comportamenti che sono già stati censiti e monitorati, è in grado di svolgere una funzione predittiva, fornendo tutta una serie di elementi affinché le organizzazioni sappiano prendere le decisioni più corrette. Una strategia GRC “data driven” ha dunque una valenza più propositiva che reattiva, in quanto fondata su dati certi e consolidati: per di più convalidati dall’essere frutto di quello sguardo complessivo citato in precedenza.
Da una metodologia di questo tipo, in grado di collegare e integrare diverse fonti di dati, derivano quelle indicazioni strategiche che orientano nella gestione dei rischi da affrontare. La difficoltà maggiore è spesso quella di trovarsi di fronte a situazioni inaspettate o mai trattate in precedenza: pertanto ogni azione “guidata dai dati” può affrontare meglio nuovi scenari, con le varie complessità, e seguire le opportunità di cambiamento identificate da criteri precisi.
Ancora una volta la visione d’insieme è quell’atteggiamento che deve essere parte di una scelta organizzativa globale: per questo ogni impresa deve sapere integrare le varie mansioni, funzionali e tecnologiche, attraverso un’attitudine che ogni suo elemento è chiamato ad avere. A tale proposito si parla frequentemente di gruppi multidisciplinari, proprio perché in contesti complessi la gamma di competenze è particolarmente ampia e non c’è una naturale predisposizione all’interscambio.
Un compito infine cruciale per chi ha la responsabilità della gestione dei dati è legato alla loro qualità: non si può certo affermare “meglio pochi ma buoni”, quanto piuttosto avere la consapevolezza che i dati migliori non nascono necessariamente dall’avere più dati. Bisogna sapere infatti distinguere le informazioni che aiutano a formulare un’analisi corretta da quelle che invece aggiungono ridondanza e scarso valore.
Gli attuali volumi di dati, strutturati e non strutturati, offrono quindi opportunità illimitate per migliorare l’analisi dei rischi, supportare la conformità, rafforzare le relazioni con i clienti, creare prodotti e servizi di qualità superiore. Saperli gestire al meglio conduce verso un’efficace strategia d’impresa e al miglioramento delle prestazioni aziendali complessive.