È sempre più frequente rilevare come moltissime aziende, sia piccole realtà che colossi internazionali, stiano affrontando con molta serietà i temi dell’impatto ambientale e sociale, insieme alla gestione di un’impresa (ESG): sono aspetti legati alla loro produzione e al modo in cui esse fanno business. La sostenibilità è un fattore che pesa ogni giorno di più nelle valutazioni complessive di un’organizzazione.
È oramai assodato che l’evoluzione tecnologica ci porta a un progresso continuo, da cui non si torna indietro: tuttavia è bene essere consapevoli dell’impatto che ha sull’ambiente la digitalizzazione di ogni persona.
È stato osservato da più parti come la pandemia da Covid-19 abbia inciso sui comportamenti del mondo intero, proiettandolo verso un inevitabile cambiamento, talora forzato, ma che aveva alla base l’utilizzo della tecnologia. Probabilmente alla portata di mano della maggior parte delle persone, ma il più delle volte usata in misura limitata.
Si parla dunque di Techvision, ovvero di una visione tecnologica che l’Italia, come la maggior parte delle altre nazioni, ha reso parte integrante del proprio sviluppo: crediamo che il nostro paese debba accelerare nell’investire in quelle competenze che sappiano garantire una crescita sostenibile. La digitalizzazione avrà un ruolo sempre più determinante e incisivo, sia nella vita delle aziende che delle persone: se, come detto, i due anni di pandemia hanno “costretto” tutti ad avvalersi di strumenti tecnologici, l’opportunità di fronte alla quale ci troviamo è proprio quella di cavalcare questa profonda trasformazione. Con la possibilità di farlo in maniera responsabile e sostenibile.
Il tema è certamente articolato, però si può partire da almeno un paio di aspetti che individuiamo fra le scelte tecnologiche e nei comportamenti dei singoli: nel primo caso poniamo l’accento sul Cloud Computing, nel secondo consideriamo come gli utenti utilizzano i propri dispositivi, quali smartphone, PC e altri device interconnessi.
Cloud sostenibile: non un’opzione ma un imperativo
Già verso il 1969 si parlava di Cloud, o meglio di una rete di computer interconnessi per scambiare informazioni velocemente e in sicurezza: è l’epoca di Arpanet, la rete sviluppata dal Dipartimento della Difesa degli USA, da tutti considerata il progenitore di Internet. Però è da vent’anni a questa parte, proprio con la diffusione capillare di Internet e l’aumento della potenza di calcolo dei computer, che il Cloud Computing è esploso. Oggi siamo alla presenza di probabilmente migliaia di società, le quali offrono molteplici servizi sul cloud e che sottolineano come le imprese che decidono di adottare le soluzioni di cloud computing vanno incontro a risparmi estremamente significativi: si parla della riduzione dell’utilizzo dei server del 77%, una diminuzione del consumo di energia dell’84% e un’ulteriore riduzione delle emissioni di carbonio dell’88% (ricerca 2020 di Mission Cloud Services – partner Amazon Web Services).
Come è facile immaginare, il problema è stato sì ridotto, certamente non risolto, semmai spostato verso gli oltre 7 milioni di Data Center distribuiti in tutto il mondo: tuttavia la Commissione Europea ha parlato con chiarezza riguardo alla sostenibilità, emanando il Climate neutral data centre pact. Si tratta di uno strumento di autoregolamentazione dove proprio le più grandi multinazionali come AWS, Google, Aruba e numerosi altri operatori hanno dichiarato il loro impegno nel seguire politiche di sviluppo orientate a una reale transizione ecologica. Ulteriori colossi come Apple, Microsoft, Facebook hanno attuato una serie di iniziative per arrivare a bilanciare le emissioni prodotte con quelle smaltite, prima della scadenza del 2030. Uno studio di Accenture aveva ottenuto una risposta simile da quasi la metà degli Amministratori Delegati delle aziende coinvolte nel Patto mondiale delle Nazioni Unite, l’iniziativa che invita le imprese di tutto il mondo ad avere politiche sostenibili.
Ecco dunque che ci si può (deve) orientare verso un Cloud Sostenibile, impegnato a ridurre le emissioni di carbonio, operando una innovazione responsabile. L’IT dovrà ben considerare i fattori ambientali, sociali e di governance, soprattutto all’interno delle grandi organizzazioni e in quelle pubbliche. Il passaggio verso il Cloud garantisce un migliore bilanciamento dei carichi di lavoro, con infrastrutture più efficienti dal punto di vista energetico: la possibilità di utilizzare energia pulita è concreta, come quella di abbattere ridurre sprechi di materiale grazie a informazioni dettagliate sui dati.
D’altronde si tratta proprio di uno degli Obiettivi di sviluppo dell’Agenda 2030, nel garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (#12): ridurre lo spreco generato è possibile attraverso metodologie produttive che siano attente all’ambiente, che si orientano al riciclaggio, che impiegano fonti energetiche rinnovabili.
Sempre Accenture aveva analizzato fra il 2013 e il 2019 una serie di imprese, rilevando che quelle con prestazioni ESG elevate avevano ottenuto margini operativi 4,7 volte più elevati rispetto a quelle con performance ESG più basse. Inoltre, la migrazione verso il Cloud pubblico ha fornito un risparmio pari al 30 ~ 40% del costo totale di proprietà (TCO).
Anche in questo caso ci si trova di fronte a un altro Obiettivo dell’Agenda 2030, che riguarda la promozione di un’industrializzazione sostenibile, inclusiva, che favorisce l’innovazione (#9): di nuovo, i settori tecnologici hanno una rilevanza altissima e, nonostante il divario presente fra le economie industrializzate e i paesi meno sviluppati, esistono realtà come quelle della telecomunicazione, che oggi forniscono una copertura del segnale di rete mobile che raggiunge il 95% della popolazione mondiale.
L’impatto sul clima, dai comportamenti di ognuno
Un altro imperativo dell’Agenda 2030 riguarda l’adozione di misure urgenti per contrastare il cambiamento climatico e i suoi impatti (#13), regolando le emissioni e promuovendo gli sviluppi nell’energia rinnovabile. Le aziende, ma anche gli utenti finali, che scelgono un fornitore attento alla riduzione di CO2, compiono già un primo passo verso un Cloud realmente sostenibile: è bene sapere come tali fornitori costruiscono e gestiscono i loro data center. Non di meno la scelta del linguaggio di programmazione appropriato per ogni attività applicativa può portare a risparmi decisamente importanti; come pure la configurazione delle applicazioni per il cloud è un ulteriore fattore di drastica diminuzione delle emissioni di carbonio.
Oltre agli aspetti tecnologici legati alla digitalizzazione a cui si è fatto cenno, un fattore chiave è rappresentato dal comportamento dei singoli: anche sviscerare questa tematica richiederebbe un lungo approfondimento, ma qualche semplice accorgimento può comunque risultare utile nei comportamenti quotidiani di ognuno.
A partire da una prima considerazione legata all’uso della posta elettronica: tempo fa Il Sole 24 Ore aveva ripreso una ricerca che stimava in circa un miliardo il numero delle email ricevute quotidianamente dagli italiani. Forse non tutte sono così necessarie, così come talora è superfluo scrivere con il “rispondi a tutti”; accumulare mail senza mai cancellarle ha un costo di archiviazione che può decisamente essere abbattuto, così come l’evitare di replicare con un “Grazie” non è maleducazione (se proprio si deve, meglio un sms). Altre accortezze riguardano la riduzione degli allegati, che spesso possono essere sostituiti da un link, come verificare le iscrizioni a newsletter e similari, che dopo un po’ di tempo vengono sovente cestinate dagli utenti, senza neppure essere aperte; per non parlare poi di tutte quelle catene che girano, anche e soprattutto su Whatsapp, totalmente inutili.
Tutto ciò fa lavorare i Cloud, ovvero viene richiesta una quantità enorme di energia, che produce CO2: alcuni l’hanno definito inquinamento dormiente, cioè è quel costo ambientale della nostra vita digitale, a cui non pensiamo. A ben pensarci, una digitalizzazione così esasperata ci ha fatto dimenticare che molte volte è più efficace parlarsi al telefono o, ancor meglio, di persona.
Di conseguenza, ognuno è chiamato a un cambiamento nel proprio modo di agire, sia esso utente privato o aziendale: in questo caso tutte le organizzazioni che decidono di adottare soluzioni in cloud devono orientare i loro sforzi verso scelte sostenibili, che non sono più delle buone pratiche che è bello seguire, ma azioni che devono guidare ad alti livelli di innovazione da trasformare in elementi di successo.

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