Tassonomia UE: il benchmarking competitivo

La tassonomia UE orienterà la finanza sostenibile, ma non solo: fungerà anche da linea di demarcazione tra aziende competitive e non.
tassonomia UE


Benchmarking competitivo – È abbastanza veloce, semplice ed economico e presenta buone possibilità di trovare soluzioni innovative, ma risulta tipicamente di difficile applicazione se non vi è collaborazione e se vi è timore nel rivelare dati fra concorrenti. (Wikipedia)

Il cambiamento climatico sta colpendo più forte e più rapidamente di quanto molti si aspettassero.
E’ urgente mettere in campo un gioco di squadra dove sia ben individuata la ‘porta’ dove segnare e che veda partecipi tutti gli attori: consumatori, imprenditori, banche, assicurazioni, finanziarie, governi, politici.
Ho sempre pensato che la tutela e la valorizzazione dell’ambiente non sia solo un vincolo o un costo da subire, ma principalmente un’opportunità. L’azione volta a limitare sotto i 2°C il riscaldamento globale permetterebbe, ad esempio, la creazione di un numero importante di posti di lavoro (secondo il rapporto World Employment and Social Outlook 2018: Greening with Jobs, l’adozione di politiche green potrebbe creare 24 milioni di posti di lavoro nel mondo entro il 2030).

La strada da tempo intrapresa dall’Europa è una strada importante.
Nel 2018, la Commissione Europea ha sviluppato un programma politico globale che per le istituzioni finanziarie si prefigge di “riorientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili al fine di ottenere una crescita sostenibile e inclusiva”, “integrare la sostenibilità nella gestione del rischio” e “promuovere la trasparenza e il lungo termine nell’attività finanziaria ed economica”.
Lo sforzo maggiore è proprio nella promozione della trasparenza, una soft law che nei prossimi anni (ma già da questo) costringerà gli operatori finanziari a rivedere quindi dichiarare al mercato le proprie politiche di sostenibilità.
Già dal 2018 le imprese (gli enti di interesse pubblico di grandi dimensioni aventi in media più di 500 dipendenti o che alla data di chiusura del bilancio abbiano un attivo dello stato patrimoniale di almeno 20 milioni di Euro o un totale dei ricavi netti delle vendite o delle prestazioni di almeno 40 milioni di Euro) hanno dovuto adempiere l’obbligo di informativa quindi fornire sia informazioni attinenti al modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sui loro risultati, sulla loro situazione e sul loro andamento (la prospettiva outside-in) sia informazioni inerenti al loro impatto sulle persone e sull’ambiente (la prospettiva inside-out).
Di recente è stata proposta al Parlamento Europeo una nuova Direttiva che introduce alcune importanti novità utili ad allargare il perimetro degli obblighi di trasparenza:
– estende la portata degli obblighi di informativa ad altre imprese, comprese tutte le imprese di grandi dimensioni e le imprese quotate (ad eccezione delle microimprese quotate in borsa);
– impone l’obbligo di certificazione delle informazioni sulla sostenibilità;
– specifica in maggior dettaglio le informazioni che le imprese devono comunicare;
– prevede che tutte le informazioni siano pubblicate nell’ambito delle relazioni sulla gestione redatte dalle imprese e siano divulgate in un formato digitale leggibile da un dispositivo automatico.

La Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni: “The Strategy for Financing the Transition to a Sustainable Economy” di luglio 2021 individua tre obiettivi che sottolineano ancor più il ruolo centrale della trasparenza:
1) sviluppare il sistema di classificazione o “tassonomia” delle attività sostenibili;
2) definire il quadro in materia di informativa per le imprese finanziarie e non finanziarie che fornisca agli investitori le informazioni necessarie per prendere decisioni con cognizione di causa in merito agli investimenti sostenibili;
3) definire l’individuazione di indici di riferimento, norme e marchi utili a facilitare l’allineamento delle strategie di investimento degli operatori del mercato finanziario agli obiettivi climatici e ambientali dell’Unione, fornendo agli operatori una maggiore trasparenza.

La Tassonomia UE per gli investimenti sostenibili


“Senza punti di riferimento non sai a che velocità stai andando”

(Felix Baumgartner, paracadutista e base jumper)

La tassonomia è la bussola che fornisce un sistema di classificazione solido, basato su dati scientifici, che consente alle imprese finanziarie e non finanziarie di condividere una definizione comune di sostenibilità e con ciò di fornire una protezione contro la pratica del greenwashing ma anche la possibilità di competere e innovare.
La tassonomia è dinamica, è un sistema aperto che continuerà a evolversi, seguendo le evoluzioni del rischio, della tecnologia e della scienza.

a) alle misure adottate dagli Stati membri o dall’Unione che stabiliscono obblighi per i partecipanti ai mercati finanziari o gli emittenti in relazione a prodotti finanziari o obbligazioni societarie resi disponibili come ecosostenibili;

b)ai partecipanti ai mercati finanziari che mettono a disposizione prodotti finanziari;

c) alle imprese soggette all’obbligo di pubblicare una dichiarazione di carattere non finanziario o una dichiarazione consolidata di carattere non finanziario.

I “criteri di vaglio tecnico” sono centrali nel sistema della Tassonomia, sono utili a determinare a quali condizioni si possa considerare se un’attività economica contribuisce in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici o all’adattamento ai cambiamenti climatici e se non arreca un danno significativo a nessun altro obiettivo ambientale.
Oltre i criteri di vaglio tecnico, il sistema individua una serie di indicatori di performance (KPI) utili a esaminare ogni linea operativa e stabilimento produttivo attraverso i) il fatturato; ii) gli investimenti in conto capitale (Capex); le spese operative (Opex).

Le ultime indicazioni della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile

La Piattaforma sulla Finanza Sostenibile, organo consultivo della Commissione Europea sullo sviluppo della tassonomia, ha pubblicato a febbraio e a marzo 2022 due Report uno dedicato all’estensione della Tassonomia agli aspetti “social” e l’altro per ampliare il quadro della classificazione proposto dalla Tassonomia.
In particolare il “Final report on Taxonomy extension options supporting sustainable transition” raccomanda di classificare le attività in:

  • Prestazioni non sostenibili che richiedono una transizione urgente per evitare danni significativi: si tratta di attività che devono essere migliorate con urgenza e potrebbero qualificarsi per investimenti riconosciuti dalla tassonomia come parte di un piano di transizione per evitare le attuali prestazioni significativamente dannose e passare a livelli di prestazioni intermedi.
  • Prestazioni intermedie (o ambrate): si tratta di attività che operano tra livelli di prestazione contributiva significativamente dannosi e sostanziali e potrebbero qualificarsi per investimenti riconosciuti dalla tassonomia nell’ambito di un piano di transizione intermedio in base al quale continuano a migliorare per rimanere fuori da situazioni significativamente dannose prestazione.
  • Prestazioni insostenibili e significativamente dannose laddove sia richiesta un’uscita/smantellamento urgente: si tratta di attività che non possono essere migliorate per evitare danni significativi e rimarranno quindi sempre significativamente dannose.
  • Attività a basso impatto ambientale: sono attività che non hanno un impatto ambientale significativo e non devono essere considerate né rosse, né ambrate né verdi.
    La piattaforma sottolinea l’importanza di percorsi di transizione urgenti e la necessità di fare chiarezza sulla natura dinamica della trasformazione ambientale richiesta, in modo tale che i finanziamenti per la transizione siano necessari nella maggior parte dell’economia.
    Appare di tutta evidenza la necessità di promuovere un maggior ricorso alla rendicontazione di sostenibilità da parte delle imprese (soprattutto PMI) e lavorare per implementare ed evolvere sempre più la Tassonomia.

Le “aspettative” di Banca d’Italia

Il “Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile” varato, nel marzo 2018, dalla Commissione Europea individua in maniera chiara la necessità di riorientare i flussi di capitale verso una economia sostenibile.
Modelli di business sostenibili degli intermediari possono agevolare l’evoluzione dell’economia e della società verso standard virtuosi di adattamento e mitigazione agli shock ambientali e di inclusione sociale.
Senza voler ripercorrere le peculiarità dell’argomento è importare qui segnalare due recenti iniziative della Banca d’Italia.
In linea con analoghe iniziative già adottate dalla BCE e da altre autorità di vigilanza nazionali, ad aprile 2022 Banca d’Italia ha pubblicato un documento che contiene un primo insieme di aspettative di vigilanza in merito all’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo e controllo, nel risk management framework e nella disclosure degli intermediari bancari e finanziari vigilati.
Il documento utilizza le definizioni adottate dalla BCE (ECB Guide on climate-related and environmental risks) e dall’EBA (EBA report on management and supervision of ESG risks for credit institutions and investment firms).
Qualche giorno fa, infine, Banca d’Italia ha avviato una iniziativa su un campione di Banche Italiane che si concluderà entro il 13 maggio p.v. volta a conoscere lo stato dell’arte delle Banche. Il questionario proposto include una serie di quesiti sulla valutazione di materialità, sul modello di business e strategia, su governance e propensione al rischio e sulla gestione dei rischi.

Franco Nardulli, Partner Imc Group

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